Il mese di Marzo comincia con notizie rassicuranti sullo stato del diporto nautico malgrado il momento di preoccupazione generale determinato dal diffondersi del Coronavirus.
Complicato, oggi, trovare argomenti che possano essere di una qualche utilità in termini di informazione per il settore senza cadere nell’isteria dell’allarmismo e del pessimismo.
In questa atmosfera surreale che si è venuta a creare nulla sembra essere come prima e forse non lo sarà quando si tornerà, speriamo presto, alla normale routine.
Guardo fuori dalla finestra, è arrivata primavera, il giardino è fiorito, splende un bel sole, esco sul terrazzo per guardare il mare e per un attimo resto estraniato dalla realtà.
Poi rifletto sull’ironia delle cose: una stagione che avrebbe avuto inizio molto presto e destinata probabilmente a confermare il trend di crescita rilevato nei primi mesi del 2020.
Immagino la frenesia che normalmente vive l’ambiente nautico all’arrivo delle prime giornate di tempo buono, artigiani e tecnici che si destreggiano per soddisfare le richieste, cantieri che si apprestano al varo delle nuove costruzioni o alla messa in acqua dopo la sosta invernale.
E invece no!
Le ultime disposizioni in materia di lotta al contagio vietano lo spostamento degli individui senza validi motivi, i porti sono desolatamente vuoti e l’intero indotto è praticamente fermo.
Fiere, regate ed eventi programmati sono stati progressivamente spostati od annullati, le comunicazioni che arrivano dai principali costruttori, Italiani ed esteri, parlano di riduzione della produzione o chiusura di qualche unità produttiva per attenersi alle misure di precauzione.
La diffusione del virus ha raggiunto molti paesi sino ad essere dichiarato lo stato di pandemia, la situazione sanitaria è senz’altro complicata e giustifica i timori di governi e popolazione, ma altrettanto preoccupano, se non maggiormente, le ricadute negative che il COVID-19 produrrà all’economia e le conseguenze derivanti dallo stop alle attività per aziende, lavoratori ed utenti.
In questo contesto generale è molto difficile ipotizzare a quale prezzo ed in quanto tempo la nautica potrà ripartire.
Penso al mondo della costruzione di scafi a vela o a motore, grandi e piccoli, ai cantieri di rimessaggio e refitting impossibilitati dal blocco ad ultimare i lavori ed a consegnare le barche, al charter bloccato nel periodo delle prenotazioni, al turismo nautico e soprattutto ai tanti piccoli imprenditori dell’indotto.
Osservando gli accadimenti e le bufere che hanno caratterizzato alcuni periodi della storia del settore, che qualcuno di noi ha vissuto in prima persona, possiamo trarre dal passato l’incoraggiamento per lanciare un messaggio positivo.
Ricordiamo, tra le altre, le ricadute negative subite all’inizio anni 90 a seguito prima guerra del Golfo e crisi petrolifera, gli eventi bellici nella ex-Jugoslavia, la bolla finanziaria del 2007-2008, l’attentato alle Torri Gemelle nel 2011 e la successiva seconda guerra del Golfo, nonché l’instabilità politico-economica di questi ultimi decenni.
In Italia, in particolare, facendo riferimento a quanto accaduto a seguito dei provvedimenti approvati dal Governo Monti tra il 2011 e 2013, le imprese più piccole ed esposte in maggior misura al collasso totale ed anche le società di capitali messe in difficoltà.
Ebbene, seppure con grandi sacrifici, il comparto ancora una volta ha trovato la strada per uscire dalla devastazione e ripartire, dimostrando coraggio e tenacia supportato dalle eccellenze della cantieristica nazionale e dalle competenze e professionalità di artigiani e piccole imprese.