“Barca xe casa” è il detto dei vecchi veneziani: la storia degli squeri è antica quanto Venezia, città costruita sull’acqua e legata alle imbarcazioni, usate ancora oggi per trasportare persone e merci.
Il loro nome deriva da un attrezzo da lavoro, la squadra, in dialetto la “squara”.
Lo squero era nato come cantiere navale per la costruzione e la riparazione di ogni sorta di imbarcazioni, dalle galere alle gondole, dalle grandi navi ai sandolini. Con la costruzione dell’Arsenale, gli squeri persero la maggior parte della loro attività, specialmente nella costruzione di grandi barche da trasporto e da guerra.
Nel tempo la maggior parte di questi antichi cantieri sono scomparsi e altri sono stati trasformati, a causa della lenta ma inesorabile scomparsa delle barche a remi; l’avvento della vetroresina per la costruzione degli scafi ha ulteriormente aggravato la crisi di questo settore artigianale.
Gli squeri presenti oggi a Venezia si contano sul palmo di una mano e si occupano principalmente della costruzione e manutenzione delle gondole e in parte delle altre imbarcazioni a remi e a vela tipiche della laguna Veneta.
Gli squeri venivano costruiti lungo i canali, avevano un piazzale inclinato che dava sull’acqua e costituiva lo scalo per le imbarcazioni o, in alternativa, un rio per l’accesso.
C’era una parte coperta realizzata in legno detta “tesa” che veniva utilizzata per depositare gli attrezzi da lavoro e per fare piccole lavorazioni in caso di brutto tempo; accanto allo squero spesso viveva il proprietario o il capo mastro, detto “squerarolo”.
Nel corso degli anni la fattura delle gondole è cambiata: le felze, le classiche cabine rivestite di panno fornite di finestre laterali e finemente decorate, che servivano a riparare i passeggeri, non vengono più realizzate, a causa dell’utilizzo quasi esclusivamente turistico.
Una curiosità: le dimensioni e le caratteristiche delle gondole sono rigidamente fissate e non possono essere variate né nelle decorazioni, né nei colori e nei materiali. Hanno lunghezza di 11 m, una larghezza massima di 1,42 metri e un peso netto di 350 Kg, la metà di destra è più stretta della metà di sinistra di 24 millimetri, conferendo una forma asimmetrica allo scafo che aiuta il gondoliere a mantenere la direzione durante la remata.
Sono costituite da 280 parti in legno, mentre in metallo troviamo la lama di poppa, alcune decorazioni, realizzate esclusivamente in bronzo o in ottone di dimensioni da 10 a 15 cm, e il caratteristico ferro di prua con i sei denti (i sestieri in cui è divisa Venezia) che con il suo peso aiuta a mantenere in equilibrio l’imbarcazione.
Dalle 10.000 gondole che solcavano le acque dei canali nel 1850 siamo passati alle attuali 500: le costruzioni di queste particolari barche rappresentano un bagaglio culturale e storico fondamentale per la conservazione delle capacità costruttive, tramandate di generazione in generazione, che oggi rischiano di perdersi, così come le identità marinare.