Coville, passaggio dell’Equatore con 6 giorni di vantaggio sul record del mondo!

Thomas Coville ha attraversato l’Equatore, che segna il suo ingresso nell’emisfero settentrionale, domenica 18 dicembre 2016 con ben 6 giorni 11 ore e 23 minuti di vantaggio rispetto al record del mondo in solitario, stabilito da Francis Joyon il 20 gennaio 2008. A Coville e al suo trimarano <Sodebo Ultim’> (31 m di lunghezza e 21 m di larghezza) restano 3200 miglia per raggiungere Ouessant e completare il giro del mondo in solitario. Confrontando i tempi, a questo punto Joyon era ancora alla latitudine di Buenos Aires.

Essendo entrato nell’emisfero Sud il 12 novembre, Coville ha impiegato solamente 35 giorni e 21 ore per attraversare l’emisfero passando per i tre capi classici del giro del mondo a vela, Buona Speranza, Leewin e Horn, ben 5 giorni in meno rispetto al tempo di Francis Joyon su <Idec> del 2008.

Lo skipper francese ha inoltre stabilendo un nuovo tempo di riferimento in solitario tra Ouessant e l’Equatore, in 41 giorni 14 ore e 53 minuti.

Gli basterà arrivare a Ouessant entro il 3 gennaio 2017 per stabilire il nuovo record del mondo in solitario. A meno di clamorosi imprevisti, il record sembra quasi cosa fatta, dal momento che Coville è atteso tra il 26 e il 28 dicembre nell’isola della Bretagna, linea di partenza e arrivo per il giro del mondo in multiscafo.

Dal momento della partenza al ritorno nell’emisfero Nord, Coville ha percorso 23.583 miglia (43.675 km) ad una velocità media di 23,61 nodi.

Coville ha recentemente stabilito numerosi record in solitario (soggetti ad approvazione e ratifica da parte del WSSRC, World Sailing Speed Record Council), tra cui record dell’Oceano Indiano (Capo Agulhas-Tasmania), record del Pacifico (Tasmania-Capo Horn), record Equatore-Equatore e record di distanza in 24 ore.

Rolex Sydney Hobart Yacht Race 2016, al via la classica d’altura

ROLEX SYDNEY HOBART YACHT RACE 2016

26 dicembre 2016 – 1 gennaio 2017
IRREPRESSIBLE SPIRIT,
IRREPRESSIBLE CHALLENGE

Ogni edizione della Rolex Sydney Hobart Yacht Race è unica e con caratteristiche distintive. Quest’anno ricorre la 72° edizione della classica d’altura, con un centinaio di partecipanti confermati, tra cui leggende viventi, vincitori delle passate edizioni, intrepidi sfidanti per la prima volta e concorrenti provenienti da ogni parte del mondo, tutti determinati a scrivere un nuovo capitolo nella gloriosa ed affascinante storia della regata.

Tenutasi per la prima volta nel 1945, la Rolex Sydney Hobart è organizzata dal Cruising Yacht Club of Australia (CYCA), con la collaborazione del Royal Yacht Club of Tasmania, e si svolge ogni anno a partire da quella prima edizione che ha visto nove imbarcazioni salpare da Sydney il 26 dicembre. Rolex è sponsor principale della regata da 628 miglia nautiche dal 2002. Insieme a Rolex Fastnet Race, Rolex Middle Sea Race, Rolex China Sea Race e RORC Caribbean 600, questa iconica sfida sportiva è una delle cinque grandi regate d’altura facenti parte del portafoglio di partnership nautiche del marchio leader nel settore dell’orologeria svizzera. “Il coinvolgimento di Rolex nella vela risale a più di cinquanta anni fa. Si tratta di uno sport con il quale abbiamo un grande rapporto di affinità”, spiega Arnaud Boetsch, Direttore Immagine & Comunicazione di Rolex. “La Rolex Sydney Hobart è uno delle regate più rinomate al mondo e una parte preziosa del nostro portafoglio nautico. Si tratta di uno dei più difficili esami di marineria e di una vera e propria prova di sforzo umano. Incarna ciò che apprezziamo – grande tradizione, gesta pionieristiche e lo spirito d’avventura di coloro che vi partecipano”.

Rolex Sydney Hobart Yacht Race 2016

UNA LINEA DI PARTENZA RICCA DI QUALITA’
La flotta di 93 imbarcazioni attualmente registrate comprende quattro Maxis 100 piedi, nove ex vincitori e una serie di Corinthian, tra cui il più piccolo ed anche il più antico yacht della flotta, il 30 piedi del 1935 <Maluka of Kermandie>, di Sean Langman.
Tra i Maxis, la continua evoluzione <Wild Oats XI> non ha saltato una Rolex Sydney Hobart dal suo lancio nel 2005. La sua partecipazione è stata più che impressionante, con 8 vittorie in tempo reale – di per sé un record – e la Tripla Corona (vittoria in tempo reale, record della regata e la vittoria finale in tempo compensato) in due diverse occasioni. La regata dell’anno scorso è stata la meno fortunata, a causa di una randa strappata, che la costrinse ad abbandonare la competizione durante la prima notte in mare. L’edizione 2016 rappresenta un possibilità di ri-esercitare il suo predominio, con una nota struggente, visto che è la prima gara dalla scomparsa di Bob Oatley, ispiratore e proprietario originale dello yacht.
La vittoria in tempo reale dello scorso anno è andata allo yacht americano Comanche, che questa volta non parteciperà. E, sebbene <Wild Oats XI> sia la favorita per arrivare prima nel porto di Hobart, la concorrenza sarà sicuramente feroce.

<Perpetual Loyal> di Anthony Bell ha ottenuto la vittoria in tempo reale nel 2011 e da allora è sempre stato tra i primi. Lo skipper finlandese Ludde Ingvall, che ha ottenuto la vittoria in tempo reale nel 2000 e nel 2004 con <Nicorette>, partecipa con il nuovo <CQS>, una radicale trasformazione di <Nicorette> del 2004. Esteso da 90 a 100 piedi, lo yacht rivoluziona il concetto di tecnologia di progettazione. Tra le caratteristiche più evidenti, vi sono la prua inversa (o Dreadnought) e un bompresso sovradimensionato.

<CQS> dispone anche del tecnicamente sofisticato Dynamic Stability System (DSS).
DSS è un sistema brevettato che utilizza foils retrattili per ridurre l’angolo di sbandamento e fornire un progressivo sollevamento dinamico, aumentando la potenza e riducendo l’attrito.

A completare la flotta dei 100 piedi, c’è <Scallywag> di Hong Kong, precedentemente <Ragamuffin>. Se le condizioni risultano favorevoli, i primi tenteranno di battere il record di regata di 1 giorno, 18 ore, 23 minuti e 12 secondi, stabilito da <Wild Oats XI> nel 2012.

Rolex Sydney Hobart Yacht Race 2016

ESPERIENZA VINCENTE
I nove ex vincitori della manifestazione, tra cui Wild Oats XI, tenteranno tutti di aggiudicarsi il premio più ambito della manifestazione, la Tattersall’s Cup, e un orologio Rolex Oyster Perpetual Yacht-Master 40 appositamente inciso per premiare la vittoria in tempo compensato.

Tuttavia la gara è notoriamente difficile da prevedere. L’abilità e prestazioni della concorrenza, nonché il meteo, avranno un effetto significativo sul risultato, favorendo inevitabilmente diverse tipologie di imbarcazioni a seconda delle circostanze. L’intensità e la direzione del vento e le condizioni del mare giocano un ruolo critico. Il modo in cui gli equipaggi reagiscono a questi elementi e gestiscono le proprie risorse durante i giorni e le notti in mare risulterà decisivo.

Nel 2004, mentre era in corso un gigantesco fenomeno di “Southerly buster”, il turbolento e freddo vento che provoca le violente burrasche vorticose sull’Australia sud-orientale, e  molti concorrenti cercavano acque più riparate, l’equipaggio del 55-piedi britannico Aera si diresse in mare aperto alla ricerca del salto di vento perfetto che li avrebbe guidati al traguardo. Questa audace mossa gli garantì il premio assoluto e dimostrò definitivamente come il coraggio di sostenere fino in fondo le proprie convinzioni, anche sotto pressione estrema, sia una qualità fondamentale e necessaria per avere successo in questa gara.

Rolex Sydney Hobart Yacht Race 2016

Il campione in carica è il 52 piedi Balance, di Paul Clitheroe. Avendo trionfato con il nome di Quest nel 2008, Balance è di fatto un due volte vincitore. Ripetere il trionfo dello scorso anno sarà un compito arduo.

Vincere per due edizioni conscutive si è rivelato impossibile per qualsiasi squadra in questi ultimi anni, a prova dell’imprevedibilità della regata. L’ultima barca a riuscire nell’impresa fu <Freya> nel 1965. Sebbene non abbiano vinto edizioni consecutive, un prestigioso elenco di precedenti vincitori prenderà parte alla regata. I loro nomi sono <Victoire> (2013), <Primitive Cool> (sotto il nome di <Secret Mens Business> nel 2010), <Two True> (2009), <The Banshee> (come <Terra Firma> nel 1995) e in <China Easyway> (come <She’s Apple II> nel 1991). E, il leggendario <Love & War>, tre volte vincitore in due epoche diverse (1974, 1978 e 2006).

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Rolex Sydney Hobart Yacht Race 2016

ROLEX
Rolex,  marchio leader dell’industria orologiera svizzera con sede a Ginevra, gode di una reputazione senza pari per qualità e competenza in tutto il mondo. I suoi orologi Oyster, tutti certificati come Superlativi Cronometri per precisione, prestazioni ed affidabilità, sono simboli di eccellenza, eleganza e prestigio. Fondato da Hans Wilsdorf nel 1905, il marchio ha aperto la strada allo sviluppo della orologio da polso ed è all’origine di numerose importanti innovazioni orologeria, come ad esempio l’Oyster, il primo orologio da polso impermeabile, lanciato nel 1926, ed il meccanismo di carica automatica inventato nel 1931. Rolex ha registrato oltre 400 brevetti nel corso della sua storia.

Rolex ha sempre cercato di legarsi alle attività che, come essa stessa, siano motivati da passione, eccellenza, precisione e spirito di squadra. E’ risultato quindi naturale lo spostamento di Rolex verso il mondo della vela, formando un’alleanza che risale alla fine del 1950. Oggi Rolex è Title Sponsor di circa 15 grandi eventi internazionali.

L’Arte della Falconeria e della Vela nel libro fotografico di Serena Galvani

Comunicato stampa:

ARIE Associazione Recupero Imbarcazioni d'Epoca
“ARIA, UOMINI, FALCHI”
L’Arte della Falconeria e della Vela nel libro fotografico di Serena Galvani

Presentato ad Asciano (Siena) presso il Podere Vesta, sabato 10 Dicembre 2016

“…guarderete il cielo perché là siete stati e là vorrete tornare.” Il grande Leonardo da Vinci è stato capace di svelare il segreto dell’attrazione che ci costringe irresistibilmente ad alzare gli occhi al cielo riassumendo in una sola frase un archetipo collettivo, il sogno di volare.

Falc-On-Aria: vele come ali, ali come vele
Nel 2015, per i festeggiamenti dell’80° compleanno della sua prestigiosa imbarcazione da regata ‘ARIA’ (8 m. Stazza Internazionale, 1935) Serena Galvani, in veste di armatrice, ha organizzato una singolare uscita in mare intensamente vissuta all’insegna del vento e della libertà, unendo due antichissime Arti, quella della Marineria e quella della Falconeria di Federico II, per celebrare a bordo l’eccellenza di due memorie storiche fortunatamente ancora vive oggi. Sei falconieri e un aquiliere con i loro rapaci sono stati ospiti d’onore su ‘ARIA’, formando un equipaggio davvero speciale che ha navigato nel Golfo di Panzano, tra Duino e Sistiana (Trieste). Sole e vento, con raffiche fino a 18 nodi, sono stati i magnifici direttori d’orchestra di una splendida veleggiata in cui i rapaci, timonati “in pugno” dai loro falconieri, si sono comportati come timoniere e tattico in regata, aprendo istintivamente le ali a ogni raffica alla ricerca del giusto refolo di vento, così come i sapienti uomini di mare, giocoforza condizionati dal vento, cercano il giusto assetto per le vele.

Serena Galvani Libro Aria Uomini Falchi Vela Falconeria

Certamente l’uomo non può volare con i propri mezzi, ma è altrettanto vero che arriva sempre il momento in cui la vita gli insegna a spiegare le ali. L’umanità però non si accontenta di metafore e, per tradurle in realtà, ha creato da millenni la vela, un’ala che gli permette di volare sulle onde. Questa è la sintesi magica che ha ispirato Serena Galvani, fotografa, fotoreporter A.I.R.F., appassionata armatrice e velista, a celebrare con sensibilità non comune l’antica e nobile Arte della Falconeria nel suo libro  “ARIA, UOMINI, FALCHI”.

Il libro di Serena Galvani è stato presentato il 10 Dicembre ad Asciano (Siena), nell’Azienda faunistico-venatoria di Salteano, presso il Podere Vesta, nella splendida cornice delle Crete Senesi e nell’ambito di un week end internazionale di Falconeria organizzato da Gianluca Barone con la collaborazione di due prestigiose aziende di settore quali CANICOM e Trabaldo. Ospiti d’onore e relatori Gianluca Dall’Olio, Presidente Nazionale di Federcaccia e Giulio Guazzini, giornalista RAI Sport 1, che hanno presentato il volume insieme all’autrice, ad alcuni importanti falconieri italiani (Gianluca Barone, Massimo Vianelli, Ivan Busso) e al maestro falconiere spagnolo Juan Jesus Bernabe. La presenza di un nutrito pubblico di settore (tra cui gli scozzesi Stephen e Martin  Neville e il belga Eddy De Mol) ha dato così il via a un caloroso e sentito apprezzamento per le emozioni che le immagini del libro sanno trasmettere al lettore.

All’uomo che voleva conoscere sé stesso gli antichi oracoli insegnavano per prima cosa a togliere dalla mente il superfluo, perché solo in questo modo la realtà delle cose sarebbe diventata visibile. L’arte fotografica di Serena Galvani è anche far rivivere nei suoi ritratti storie tramandate dando risposte alle esigenze emotive che sono nascoste nel profondo di ognuno di noi. L’uomo si rilegge riconoscendosi nei segni del suo passato e nelle sue tradizioni e, infatti, il primo dicembre scorso anche l’Italia si è aggiunta alle 17 nazioni che riconoscono la Falconeria come patrimonio immateriale dell’umanità secondo la Convenzione UNESCO.

La mia fotografia è l’espressione dell’anima, ne documenta i moti e le passioni. E’ comunicazione di quell’eloquente libertà che si protrae nella mente e nei sogni e, per questo, non è mai costretta … Esiste nell’infinito movimento, così come la vita.” Con queste parole, Serena Galvani descrive la sua interpretazione personale della fotografia, un filo conduttore che ispira da sempre il suo impegno ed è improntato a una spontaneità incondizionata.

“ARIA, UOMINI, FALCHI” è un racconto per immagini dove i  temi s’incarnano negli sguardi potenti di uomini e rapaci che si fondono gli uni agli altri, in vele e ali che insieme cercano il vento, in paesaggi aspri con remote torri medievali e tutti i soggetti attraversano il passato, così da restituire al mondo una memoria che porta dentro di sé i segni di lontani antenati e tradizioni mai dimenticate. Nel tempo in cui siamo chiamati a vivere l’affiorare di questi ricordi è sempre più difficoltoso e si traduce spesso nella perdita del senso originario della nostra storia: è in questo solco che l’opera di Serena Galvani ci riporta a un punto di riferimento di cui l’uomo moderno ha sempre più bisogno: la riscoperta del proprio “genius loci”, chiave di volta per comprendere la nostra epoca. Una comprensione che necessita comunque di un percorso personale e di un dialogo, approfondito e sottile, con le immagini.

Serena Galvani e la Costa Concordia
Tra le opere fotografiche di Serena Galvani ricordiamo gli scatti sconvolgenti del naufragio della Costa Concordia proiettati nel corso del triennio 2014-2016 negli importanti Convegni promossi dall’Ordine degli Ingegneri Nazionale. Organizzati dai rispettivi Ordini Provinciali, gli incontri si sono svolti a Ravenna il 28 novembre 2014 “Le opere di ingegneria nel recupero della Costa Concordia: incontro con i protagonisti”, a Grosseto il 16 febbraio 2016 “Le opere d’ingegneria nel recupero della Costa Concordia e la salvaguardia ambientale dell’isola del Giglio” e a Lecce il 23 settembre 2016 “Le opere di ingegneria nel recupero della Costa Concordia”. Nel corso dei Convegni sono state proiettate un centinaio di immagini della fotografa bolognese che ha seguito per oltre tre anni la vicenda della Costa Concordia dal giorno del suo arenamento a Giglio Porto fino alla partenza del relitto verso Genova. Grazie a questo lavoro Serena Galvani ha voluto documentare con la sua personale visione non solo la tragedia della Concordia, la nave passeggeri di maggior tonnellaggio mai naufragata nella storia mondiale della Marineria, ma anche l’impegno titanico degli uomini e delle Aziende che hanno realizzato, per la rimozione del relitto, soluzioni innovative grazie a una cooperazione internazionale di altissimo livello.

Note biografiche sull’Autrice
Serena Galvani, nata a Bologna e laureata in Lettere Moderne, ricercatrice storica, con la propria Associazione, A.R.I.E. (Associazione per il Recupero delle Imbarcazioni d’Epoca), si occupa da vent’anni della salvaguardia del patrimonio nautico italiano. Armatrice di una delle più prestigiose barche d’epoca del Mediterraneo, ARIA (un 8 mt. S.I. del 1935), velista, autrice di libri e collaboratrice di molte testate nautiche, scrive anche di Falconeria, altra sua grande passione. Fotoreporter AIRF e fotografa ritrattista e naturalista, vive e lavora a Bologna ma gira il mondo dedicando molti dei suoi scatti alla Falconeria.

Serena Galvani Libro Aria Uomini Falchi Vela Falconeria
La copertina del libro

“ARIA, UOMINI, FALCHI” ©
Autore Serena Galvani, Editore A.R.I.E. dicembre 2016 – Pagg. 272 – Prezzo € 48,00
Per prenotazioni e ordini: http://www.arie-italia.itwww.serenagalvani.com

Per informazioni alla stampa: Alessandro Bagno – Ufficio Stampa ARIE – Cell. 339 5089835 – Email bagnosandro@gmail.com

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America’s Cup World Series: il team britannico di Ben Ainslie batte Oracle e New Zealand

Il Land Rover BAR Team, sfida britannica alla Coppa America capitanata dal 4 volte oro olimpico Ben Ainslie, ha vinto le World Series di Coppa America sconfiggendo i più quotati rivali di Oracle Team USA e Emirates Team New Zealand.

Così facendo il team BAR (Ben Ainslie Racing) si è avvantaggiato per la Louis Vuitton Cup (26 maggio-5 giugno 2017), regate di qualificazione alla America’s Cup del prossimo anno a Bermuda, guadagnando già 2 punti. 1 punto invece se lo è aggiudicato Oracle, team Defender della Coppa America, capitanato da James Spithill.

America's Cup World Series Fukuoka

Gli americani si erano aggiudicati la prima prova ma, grazie ad una reazione veemente, il team britannico ha rimontato fino a sfidare in una sorta di tie-break nella regata finale di Fukuoka, in Giappone, il team svedese Artemis, riuscendo alla fine a prevalere in virtù del miglior piazzamento nell’ultima prova, conquistando l’ambita classifica Overall.

Ben Ainslie, Team Principal e Skipper, ha dichiarato: “E ‘stata una giornata incredibile per la squadra perché il nostro grande obiettivo era quello di vincere la classifica Overall, questo è ciò che siamo venuti a fare qui. E’ un enorme successo per un team completamente nuovo: due anni e mezzo fa non avevamo assolutamente niente, siamo partiti da zero e quindi ciò che abbiamo realizzato nella costruzione della squadra, delle infrastrutture e questa performance nelle World Series è qualcosa di cui tutti noi dovremmo essere incredibilmente orgogliosi. Ma allo stesso tempo è solo il primo passo del nostro cammino per la Coppa America. Il nostro obiettivo era quello di ottenere i due punti bonus: ce l’abbiamo fatta e ora l’attenzione è chiaramente sulla barca e sulle prestazioni della prossima estate alle Bermuda. Vogliamo prepararci al meglio per la Coppa America, per cercare di portarla a casa dopo 167 anni di delusioni”.

Risultati del weekend giapponese:
1) Land Rover BAR – 75
2) Artemis Racing – 75
3) Oracle Team USA – 70
4) Emirates Team New Zealand – 65
5) SoftBank Team Japan – 61
6) Groupama Team France – 59

Classifica finale Overall America’s Cup World Series 2016:
1) Land Rover BAR – 512
2) Oracle Team USA – 493
3) Emirates Team New Zealand – 485
4) Artemis Racing – 466
5) SoftBank Team Japan – 460
6) Groupama Team France – 419

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America's Cup World Series Fukuoka
James Spithill – Team Oracle

Soldini alla prima regata oceanica col trimarano “volante”, la situazione

Giovanni Soldini è partito per la prima regata oceanica a bordo del trimarano “volante” Maserati Multi70, la RORC Transatlantic Race.

Al momento si trova in seconda posizione, dentro ad un fronte esteso, a circa 250 miglia di distanza dal grande rivale Phaedo3, già detentore del record della regata nella categoria multiscafi e che viaggia ad una velocità costante oltre i 20 nodi.

Comunicato stampa del team Maserati:

MASERATI MULTI70: PARTITA LA PRIMA REGATA OCEANICA PER GIOVANNI SOLDINI SUL TRIMARANO VOLANTE

Giovanni Soldini e il suo equipaggio hanno iniziato oggi, a bordo del tecnologico trimarano Maserati Multi70, la RORC Transatlantic Race.
2865 miglia per attraversare l’Atlantico da Lanzarote (Canarie) a Grenada (Mar dei Caraibi). Il record dei multiscafi della regata da  migliorare è quello di Phaedo3, stabilito lo scorso anno con un tempo di 5 giorni, 22 ore, 46 minuti e 3 secondi.

Soldini Maserati Trimarano RORC

Alle ore 13.00 italiane (12.00 a Lanzarote) del 26 novembre è partita la RORC Transatlantic Race che fra i 14 iscritti vede in corsa Maserati Multi70 e il Team capitanato da Giovanni Soldini, impaziente di correre questa prima regata oceanica.

La situazione meteo che si prospetta non è ancora definita chiaramente, anche perché i modelli americani ed europei non concordano e sono in rapida evoluzione.
«La transoceanica che ci aspetta è strana: siamo venuti qui per correre una regata caraibica – quindi alta pressione, Aliseo, vento stabile – e invece la situazione meteo è completamente diversa», commenta Giovanni Soldini in uscita dal Marina di Lanzarote. «Ci sono varie depressioni tropicali con fronti molto a Sud».

La partenza della RORC Transatlantic Race per Maserati Multi70, il suo diretto antagonista Phaedo3 e il resto della flotta è stata caratterizzata da 8 nodi di vento da SW al traverso. Passato il canale a Sud di Lanzarote, la navigazione sarà di bolina con vento in rinforzo verso sera.

«Non vediamo l’ora di poter volare in oceano», conclude Giovanni Soldini. «Siamo contenti di fare questa regata che per noi è un passaggio importante: dopo tre mesi di ricerche e sviluppo è la prima volta che riusciamo a navigare in oceano in assetto volante almeno da una parte. Speriamo di capire tante cose misurandoci con l’oceano e di fare dei passi avanti».

La RORC Transatlantic Race, giunta quest’anno alla terza edizione, prevede una rotta di 2865 miglia da Lanzarote (Canarie) a Grenada (Mar dei Caraibi). In corsa 14 barche divise fra Irc, Class 40 e Mocra Multihull. Il record dei multiscafi è quello stabilito dal trimarano Phaedo3 lo scorso anno con un tempo di 5 giorni, 22 ore, 46 minuti e 3 secondi.

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Vendée Globe, collisioni e avarie riducono ancora il gruppo

Sono trascorse tre settimane dalla partenza della Vendee Globe, l’intera flotta ha ormai passato la zona equatoriale.

Le posizioni ad oggi registrate evidenziano una netta differenza tra il gruppo di testa, composto da sei scafi che hanno appena doppiato il Capo di Buona Speranza, altre cinque imbarcazioni che si apprestano a doppiarlo ed il gruppo che lotta ad una distanza di oltre 3000 miglia dai primi.

La classifica conferma, almeno per ora, il vantaggio per gli scafi dotati di foils, anche se la quarta e sesta posizione sono occupate da imbarcazioni senza questo dispositivo, rispettivamente <SMA> e <Quéguiner – Leucémie Espoir>.

Vendée Globe Capo di Buona Speranza

Lo skipper Alex Thomson, autore di un’ottima prestazione sebbene vittima di una collisione che ha procurato la rottura di uno dei foil, ha sfiorato per un soffio il record di traversata sino all’Equatore ed è stato ora superato da Armel Le Cléac’h.
<Banque Populaire VIII> e <Hugo Boss> navigano molto vicini nell’area dei Quaranta Ruggenti, separati da una distanza inferiore a 3 miglia.

Purtroppo si registrano ancora altre avarie:
– Tanguy de Lamotte (rottura dell’albero) sta tornando a Les Sables d’Olonne
– Bertrand de Broc (collisione con danni allo scafo) si ritira
– Vincent Riou (danni da collisione) si ritira
– Jérémie Beyou, ora al quinto posto, procede con difficoltà a causa di avaria al sistema satellitare per le informazioni meteo

Non parliamo solo dei primi, accendiamo un faro anche sul gruppo più distanziato, dove veri marinai lottano a prescindere dalla disponibilità delle dotazioni dipendenti dal budget economico, soddisfatti della loro prestazione nella speranza di concludere l’impresa: il giro del mondo in solitario.

Bertrand de Broc Vendèè Globe
Bertrand de Broc ©Jean-Marie Liot / DPPI / Vendèe Globe

Varato “Oscar3”, il primo dei Mylius 65’ di nuova generazione

Comunicato stampa:

Varato “Oscar3”, primo nuovo Mylius 65’

Sabato 19 novembre, nel Marina di Cala de Medici a Rosignano Solvay (LI), in una festosa cerimonia sotto un intenso ma beneaugurante acquazzone è stato varato il nuovo Mylius 65’ “Oscar3”.

Oscar3 è il primo Mylius 65’ di nuova generazione ad essere varato, in versione Flush Deck (FD), con scafo grigio scuro e coperta grigio ghiaccio, mentre altre due barche sono già in costruzione (una in versione Flush Deck ed una in versione Raised Saloon). Lungo 20,20 m, larga 5,25 m, con una superficie velica (in bolina) di 258 mq, grazie alla costruzione interamente in carbonio, il nuovo Mylius 65’ ha un dislocamento di solo (circa) 20 tonnellate, notevolmente inferiore a quello di tutte le barche della sua categoria. Rappresenta quindi un perfetto esempio di fast cruiser-racer Mylius, con interni ed impianti assolutamente da crociera, ma pronta a regatare intensamente .

Armatore è l’Architetto Aldo Parisotto, ex armatore del Mylius 50’ “Oscar2” e titolare della “Parisotto + Formenton Architetti”. Forte della sua esperienza di Interior Design, anche per la nautica, l’Arch. Parisotto ha collaborato con Aberto Simeone, progettista di tutti i Mylius, con un confronto ed una “contaminazione” di gusti ed esperienze che hanno portato alla sperimentazione ed innovazione nel layout, nei dettagli e nei materiali di arredo della barca. Oscar3, quindi, si presenta come una barca innovativa e diversa, pur all’interno dello “Stile Mylius”.

Mylius 65 Oscar3

Il progetto, come sempre firmato da Alberto Simeone coadiuvato dall’Ufficio Tecnico Mylius, rappresenta un’evoluzione delle carene dei precedenti 60’-65’ del cantiere: il nuovo 65’, infatti, presenta un miglior rapporto tra superficie velica e dislocamento e una maggiore lunghezza al galleggiamento in rapporto alla lunghezza f.t. La nuova carena è anche sensibilmente più larga delle precedenti specie nelle sezioni poppiere, con baglio massimo arretrato, promettendo migliore stabilità di forma, performance nelle andature portanti e stabilità di rotta alle alte velocità.

Mylius 65 Oscar3

La costruzione rigida e leggera, come per tutti i Mylius, è interamente in sandwich di fibre di carbonio, unidirezionali e multiassiali, con anima in PVC espanso a densità differenziata – salvo alcune zone con laminazione “solida”, in matrice epossidica con tecnica del sottovuoto (vacuum-bag) e “post cura”. Il dimensionamento di tutte le strutture è a norma ISO 12215, con coefficienti strutturali anche maggiori della norma, integrato con calcolo ad elementi finiti (FEM). La laminazione del guscio e delle strutture è verificata nelle varie fasi tramite controlli NDT ad ultrasuoni. Il timone ha l’asse in laminato solido in carbonio e la pala in sandwich di carbonio. La chiglia è in Weldox 700, fresata a controllo numerico, con bulbo in piombo.

La coperta è interamente rivestita in teak, incollato sottovuoto. Il winch della scotta randa è montato su colonnina centrale, mentre i winch primari e di manovra sono sistemati sulle estremità poppiera delle panche, dove sono rimandate anche tutte le manovre provenienti dall’albero, che corrono sottocoperta completamente recessate. Il piano di coperta si presenta dunque estremamente pulito e libero, anche grazie all’eliminazione delle rotaie trasversali, sostituite da un sistema volante di barber per i fiocchi da regata, che lascia liberi i passavanti – mentre è presente la rotaia per il fiocco autovirante da crociera. Gennaker ed altre vele asimmetriche possono essere murati sulla delfiniera fissa, che funge anche da musone dell’ancora.

L’armo è con crocette acquartierate e sartie a murata; l’albero è in carbonio “alto modulo”, con sartiame in PBO, della Hall Spars; le vele sono della North Sails, curate da Andrea Casale. L’attrezzatura di coperta è della Harken e Ubi Maior.

Gli interni sono in eucalipto affumicato e rovere a poro aperto. La dinette è un grande open space, pulito, essenziale e molto luminoso, con divani contrapposti in ultraleather color “mastice”. La zona armatoriale, cui si accede tramite una porte scorrevole in carbonio, è concepita come una grande suite: il corridoio è rivestito con la stessa pelle dei divani e l’allestimento della cabina armadio riprende in chiave contemporanea, nei materiali, finiture ed accessori, i temi delle valigerie da viaggio; la zona bagno è divisa in due parti, con doccia separata sul lato destro; il letto matrimoniale è sulla paratia di prua. A poppavia della scala sul lato sinistro troviamo la cucina, con un piano di lavoro estremamente spazioso, anche grazie alla soluzione e del lavabo sistemato sul lato opposto del corridoio, sotto la scala. Sul lato destro della barca troviamo invece il tavolo da carteggio e la cabina equipaggio, attrezzata con 2 letti sovrapposti. A poppavia ci sono due cabine ospiti gemelle, ciascuna con bagno e doccia dedicati. La cala vele è attrezzata con un piccolo wc e lavabo/doccia, mentre a poppa è possibile alloggiare un tender di 2,70 m.

Per quanto riguarda impianti ed attrezzature, l’impianto elettrico è basato sul “Masterviews system” della Mastervolt, che permette il controllo e la gestione di tutte le utenze di bordo, sia dal pannello “touch screen” che tramite connessione remota; strumentazione elettronica e pilota automatico sono della B&G, con le innovative funzioni di diagnostica wireless integrata, mentre il motore è uno Yanmar da 160cv. La barca è anche dotata di aria condizionata, dissalatore, elica di prua, generatore, lavastoviglie, ecc.

Mylius 65 Oscar3 DIsegno

Il cantiere Mylius Yachts ha attualmente in costruzione altri due Mylius 65’ (uno in versione Flush Deck ed uno in versione Raised Saloon) e tre Mylius 76’ (due Flush Deck ed un Deck Saloon), confermandosi così come uno dei cantieri più attivi al mondo nel mercato dei “luxury fast cruiser-racer”, nel range da 20 a 24 metri.

Mylius 65 Oscar3 Scheda Tecnica

Per ulteriori informazioni su Mylius Yachts, si prega di visitare il sito www.mylius.it

Podenzano (PC), Italy – Nov. 2016

MYLIUS SRL
Via XXV aprile, 19 – 29027 Podenzano (PC) – Italy
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H240, l’idrogeneratore di nuova generazione per l’autonomia elettrica

Save Marine Idrogeneratore H240La scorsa settimana Sviluppo Nautico ha visitato il METS Trade 2016 tenutosi ad Amsterdam.

Alcuni prodotti esposti hanno attirato la nostra attenzione, tra i quali in particolare l’idrogenetore H240 dell’azienda francese Save Marine.

L’idrogeneratore è una soluzione ecologica ed economica per ottenere l’autonomia elettrica a bordo, dal momento che sfrutta un’energia inesauribile: la forza esercitata sull’acqua dalla barca in navigazione o anche alla fonda (con una corrente di almeno 3 nodi).

La particolarità di questo modello è la capacità di produrre energia a partire da flussi d’acqua a bassa velocità, rendendolo particolarmente adatto alle barche da crociera che navigano abitualmente tra 3 e 10 nodi.

Save Marine Idrogeneratore H240 Potenza prodottaTutto ciò grazie a soluzioni innovative, tra cui un nuovo modo di disporre magneti e bobine, l’aggiunta di un sistema Venturi e una tecnologia che rimpiazza le bobine tradizionali.

L’H240 è un sistema totalmente autonomo e adattabile alla maggior parte delle imbarcazione, con un’installazione facile e veloce, è leggero (10kg) e costruito con componenti adatti all’ambiente marino. La turbina è carenata e si alza in caso di impatto, mentre l’elettronica, protetta da un fusibile, regola automaticamente la carica delle batterie.

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L’avventura epica di Spithill a bordo del catamarano da 46 piedi con foil

Il campione della Coppa America ha affrontato onde enormi per riuscire a navigare da New York alle Bermuda.

Jimmy Spithill e il suo equipaggio hanno dato dimostrazione delle loro straordinarie capacità nel condurre il loro catamarano “F4” Team Falcon per oltre 1.065 chilometri di mare aperto.

Lo skipper del Team Oracle USA ha dovuto attendere pazientemente il via libera, con la partenza per l’oceano rinviata più volte a causa di un uragano e dei venti di tempesta.

Jimmy Spithill and crew test-sail the F4 race yacht with Team Falcon in New York, NY, USA on 22 October, 2016.

Il tempo è migliorato il 5 novembre, quando Spithill e il suo team, composto da Shannon Falcone, Roma Kirby, Tommy Loughborough, Cy Thompson ed Emily Nagel (delle Bermuda), sono potuti salpare da New York.

Sfortunatamente per loro, le condizioni meteo sono ben presto peggiorate e hanno dovuto combattere con le unghie e con i denti per affrontare onde alte 8 metri e fenomenali venti da 35 nodi.

Per fortuna, grazie agli otto mesi impiegati nella progettazione, il primo catamarano da 46 piedi dotato di hydro-foil è stato in grado di superare queste onde pericolose.

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Jimmy Spithill tests his F4 race yacht with Team Falcon in Newport, Rhode Island, USA on 24 September, 2016.

Alla fine sono riusciti a completare il viaggio da New York, la prima città degli Stati Uniti ad ospitare la Coppa America nel 1870, alle Bermuda, dove si svolgerà la 35° Coppa America nell’estate del 2017, in 66 ore. L’australiano Spithill ha rivelato: “Siamo passati dallo spingere la barca alle massime prestazioni ad una navigazione in modalità di sopravvivenza”.

“Queste erano le onde più alte che io abbia mai affrontato con un multi-scafo, e spero di non ripetere di nuovo questa esperienza!”

“Volevo spingere me stesso fino oltre il limite, mentalmente e fisicamente, perché la Coppa America dell’anno prossimo sarà più dura, difficile, combattuta ed imprevedibile di qualsiasi sfida io abbia mai affrontato”.

“Mi piace sfidare Madre Natura. Occorre essere pronti a tutto: Madre Natura può essere volubile e, quando cambia faccia, può essere meravigliosa quanto terrificante“.

Jimmy Spithill onboard the F4 race yacht during a test-sail with Team Falcon in New York, NY, USA on 22 October, 2016.

Shannon Falcone ha aggiunto: “In 72 ore, abbiamo sperimentato quello che molti skipper affrontano in un’intera carriera. Sono rimasta davvero colpita dal modo in cui la squadra ha affrontato le avversità”.

Infine Nagel ha dichiarato: “Non riuscivo a credere di essere  su una barca con i ragazzi del Team Oracle e Shannon. La curva di apprendimento, con quel tipo di esperienza, è semplicemente incredibile”.

Dainese rivoluziona la sicurezza in mare insieme al Team New Zealand

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Comunicato stampa:

DAINESE RIVOLUZIONA LA SICUREZZA IN MARE INSIEME A EMIRATES TEAM NEW ZEALAND

Milano, EICMA 2016, 9 Novembre 2016 – Il Gruppo Dainese sale a bordo di Emirates Team New Zealand per la Coppa America 2017 con il nuovo SEA-GUARD, indispensabile per la protezione dell’equipaggio durante le regate.

Lo storico marchio italiano Dainese ha annunciato la partnership con Emirates Team New Zealand nel corso della conferenza stampa durante EICMA 2016 – Esposizione Mondiale del Motociclismo – confermando così il suo impegno nella ricerca di soluzioni innovative per la protezione negli sport dinamici.

Dainese sceglie Emirates Team New Zealand, da sempre all’avanguardia nel panorama velico internazionale, per esplorare un nuovo settore. Questa partnership va ad aggiungersi ad altre collaborazioni di successo che l’azienda ha intrapreso nel passato.

Dainese Team New Zealand

In 40 anni di storia Dainese è stata infatti a fianco di grandi campioni come Valentino Rossi e ha dato vita ad ambiziosi progetti quali la realizzazione – in collaborazione con MIT ed ESA (European Space Agency) – di speciali tute che garantissero protezione agli astronauti nello spazio.

Ospite speciale della presentazione è stato Max Sirena, ex skipper di Luna Rossa, ora Technical Advisor e membro del Management di Emirates Team New Zealand, che ha illustrato al pubblico il nuovissimo SEA-GUARD, lo speciale salvagente che indosserà l’equipaggio durante le regate.

Dainese Team New Zealand

SEA-GUARD, completamente ergonomico, è stato studiato per associare la funzione protettiva a quella di salvagente. Dainese sta inoltre raccogliendo e analizzando dati per equipaggiare SEA-GUARD con D-air®, il sistema di protezione che rileva situazioni di pericolo e automaticamente gonfia speciali airbag attorno al corpo dell’atleta. Creato inizialmente per i campioni del mondo di motociclismo, il sistema D-air® è stato successivamente sviluppato – in collaborazione con la FIS – per gli sciatori professionisti ed è ora ufficialmente utilizzato nelle World Cup Series.

Dainese Team New Zealand

Max Sirena, al termine della conferenza stampa, ha commentato: “Gli AC50, i catamarani ‘volanti’ con cui si disputerà la prossima Coppa America, sono quanto di più avanzato esista nello sport della vela in termini di tecnologia e prestazioni. Queste barche saranno in grado di raggiungere velocità mai viste prima quindi la sicurezza a bordo è diventata un aspetto fondamentale della preparazione. Avere al nostro fianco un partner innovativo e affidabile come Dainese ci dà senza dubbio una marcia in più. Fin da piccolo sono appassionato di moto è stato quindi per me un vero piacere dare oggi il benvenuto a Dainese nel team.”

Cristiano Silei, CEO di Dainese Group ha commentato: “Siamo onorati di supportare Emirates Team New Zealand in questo entusiasmante progetto. Introdurre la nostra tecnologia nel mondo della vela è perfettamente in linea con la nostra mission di promuovere e garantire la sicurezza negli sport dinamici. Non avremmo potuto pensare ad un partner migliore di Emirates Team New Zealand, con il quale condividiamo la passione per l’innovazione e la performance.”

Grant Dalton, CEO di Emirates Team New Zealand, che condivide con Max Sirena la passione per il motociclismo, ha concluso: “Le moto sono la mia seconda passione, conosco quindi bene Dainese e credo che condivida con il nostro team alcuni valori fondamentali. Emirates Team New Zealand è riconosciuto a livello internazionale per essere leader nel campo dell’innovazione e, proprio in questi giorni, i nostri velisti stanno testando SEA-GUARD in allenamento. Sono convinto che il risultato di questa collaborazione aprirà un nuovo capitolo della sicurezza in mare.”

Dainese Team New Zealand

I contenuti relativi alla partnership tra Dainese e Emirates Team New Zealand sono disponibili al link:
http://media.dainese.com

DAINESE GROUP
Fondata nel 1972 da Lino Dainese, Dainese produce abbigliamento protettivo all’avanguardia per la pratica di sport dinamici, quali il motociclismo, il ciclismo, gli sport invernali e l’equitazione. Nel 2007, Dainese ha acquisito il marchio AGV, brand conosciuto a livello internazionale per la produzione di caschi racing e sportivi. Nel 2015, il gruppo si è ampliato ulteriormente acquisendo il brand POC, marchio leader nella produzione di equipaggiamento di protezione dedicato al mondo degli sport invernali e del ciclismo.
L’abbigliamento protettivo di Dainese, AGV e POC sono l’emblema delle più innovative tecnologie applicate agli sport dinamici ed è utilizzato dai migliori atleti al mondo.

EMIRATES TEAM NEW ZEALAND
Emirates Team New Zealand ha lanciato la sfida alla 35^ America’s Cup che si svolgerà alle Bermuda nel 2017 ed è il team che ha ottenuto i maggiori successi nella storia recente del trofeo. Vincitore di due edizioni della Coppa America (1995 e 2000), nonché finalista e vincitore di tre ulteriori Louis Vuitton Cup, Emirates Team New Zealand raduna i migliori velisti al mondo. E’ l’unico team ad aver partecipato sia all’America’s Cup che alla Volvo Ocean Race, il giro del mondo in equipaggio, e continua a misurarsi in molti circuiti competitivi, come l’AudiMedCup e l’Extreme Sailing Series, incrementando ulteriormente la sua reputazione a livello internazionale. Le origini del team risalgono alla Coppa America del 1987 di Fremantle (Ovest Australia) e, Emirates Team New Zealand, è l’unico team che si finanzia commercialmente ad essere sopravvissuto dall’edizione 2007 dell’America’s Cup, quella con più sfidanti. Con alcuni dei migliori velisti, dei più innovativi progettisti e boat builder e, grazie alla visione e leadership di Grant Dalton, Emirates Team New Zealand è il team più all’avanguardia nel panorama velico internazionale.

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