Da alcuni anni si sente sempre più spesso parlare delle coperte di imbarcazioni rivestite in materiali sintetici al posto del tradizionale teak naturale.
Diciamo innanzitutto che si tratta di materiali e tecnologie completamente diversi, per cui non è logico voler fare un raffronto per comprendere quale sia la soluzione migliore.
La coperta in teak naturale rappresenta tutt’ora la soluzione più prestigiosa per ogni imbarcazione: il suo fascino ed eleganza sono indiscutibili.
Un’imbarcazione con una coperta in teak di adeguato spessore e ben mantenuta ha certamente una valutazione superiore rispetto ad un’altra pari modello, dimensioni ed età che ne sia sprovvista o che ne abbia una consumata ed in condizioni precarie. Anche in un raffronto tra due imbarcazioni uguali con coperta in teak naturale o con materiali sintetici, il valore è senz’altro più alto per la prima.
IL TEAK NATURALE
Sappiamo tutti che il teak è un legno particolarmente duro, con ottime caratteristiche fisiche, idrorepellente ed immarcescibile per via dell’olio naturale di cui è ricco, tanto da poter essere lasciato in ambiente marino senza alcun tipo di trattamento protettivo.
Nell’industria nautica la qualità di teak più utilizzato è il Burma per via delle sue qualità estetiche con fibre uniformi e con pochi nodi. Chi opera nella nautica da più tempo ricorderà senz’altro anche la specie Siam (denominazione commerciale) originaria dell’attuale Thailandia, caratterizzato da un colore più rosato e dalle fibre ancora più uniformi, che purtroppo però non viene più esportato in tronchi e tavole da circa 30 anni per effetto di un disboscamento selvaggio eseguito senza una politica di sostenibilità fin dal 19° secolo. Nonostante il successivo rimboschimento, al momento l’esportazione riguarda solo prodotti lavorati e non certo tavolame per coperte.
Tenendo presente che una pianta di teak necessita di almeno una settantina d’anni per raggiungere dimensioni adeguate ad ottenere tavole adatte all’industria nautica, è prevedibile che sarà nuovamente disponibile nella seconda metà del secolo attuale. Anche il teak Burma è al momento a rischio di esaurimento nonostante una politica ambientale diversa che prevede già da tempo la sistemazione di nuove piante al posto degli alberi abbattuti.
Di conseguenza, è prevedibile che in un prossimo futuro vedremo i prezzi del teak salire considerevolmente con una forte ricaduta nel settore della nautica in genere.
IL PROBLEMA DELLA STAGIONATURA
La stagionatura del teak generalmente è molto lenta, anche per via delle dimensioni dei tronchi. Dall’inizio dello scorso secolo ad oggi si è vista una graduale diminuzione dei tempi di stagionatura passando da oltre 20 anni ai 2/3 anni di oggi, dovuta in gran parte al progressivo aumento del costo del teak. È infatti impensabile oggi, salvo alcuni casi, tenere il capitale di un tronco fermo per una decina d’anni in attesa della possibilità di utilizzo e vendita.
Proprio per ridurre i tempi di stagionatura, e quindi di attesa, sono stati adottati sistemi che prevedono l’ausilio di camere riscaldate o della tecnologia sottovuoto, anche se comunque permangono importatori che preferiscono la stagionatura naturale nonostante ciò comporti avere grossi capitali fermi. L’utilizzo di teak poco stagionato su una coperta, ed in generale all’aperto, può dare luogo ad antiestetiche e pericolose spaccature del legno.
LA MANUTENZIONE
Ad ogni modo, tenendo ben presente le problematiche sopra descritte, il teak rimane sempre e comunque il legname per eccellenza per il rivestimento delle coperte e per tutte le parti in legno destinate a restare all’aperto ed alle intemperie.
La coperta in teak, per mantenersi in perfette condizioni, richiede una certa cura e manutenzione in quanto è soggetta ad usura, specialmente su imbarcazioni a vela dove vi fregano cime e vele, ad ammaccature in caso di caduta di corpi pesanti e ad ossidazione superficiale con modifica del colore dal marrone ad un grigio poco elegante. Pertanto, oltre ai normali lavaggi con acqua dolce, occorre effettuare almeno una volta all’anno un trattamento di pulizia e schiaritura con appositi prodotti.
Il teak è inoltre soggetto a consumo e dopo un certo periodo presenta le fibre in risalto così da render necessario un intervento di levigatura che ripristina il bell’aspetto del teak, ma che determina anche un assottigliamento della coperta stessa.
IL TEAK SINTETICO
In alternativa, alcuni anni fa sono apparsi nuovi prodotti in materiale sintetico che riproducono più o meno fedelmente il disegno ed il colore del teak naturale. Diciamo subito che si tratta di un settore relativamente nuovo e che pertanto è destinato a subire continui miglioramenti sia per quanto riguarda i materiali che l’effetto estetico finale. Al momento con il termine più comune di teak sintetico si indicano materiali che vengono realizzati secondo due ben distinte metodologie.
Da una parte abbiamo prodotti sintetici realizzati generalmente in materiale plastico (ad es. PVC), le cui formule sono al continuo studio dei singoli produttori per un costante miglioramento, e dall’altra quelli realizzati mediante fibre vegetali conglomerate con collanti epossidici.
Questi ultimi vengono realizzati mediante incollaggio di sottili impialicciature in teak che, in questo caso, potrebbe essere anche del tipo africano, uguale a quello asiatico, ma privo degli olii e quindi poco adatto per l’utilizzo all’aperto senza opportuni protettivi. Un’azienda tedesca ha ideato di recente un prodotto realizzato con le olle del riso.
VANTAGGI: Le caratteristiche delle coperte in materiale sintetico sono l’inattaccabilità da parte degli agenti atmosferici, salsedine, olii, nafta e sporcizia in genere. Hanno un ottimo potere antisdrucciolo in condizioni di bagnato, un’usura molto limitata anche in condizioni di utilizzo pesante, un buon potere assorbente ed antideformante in caso di urto o caduta di oggetti anche pesanti. Inoltre, e questa è forse la caratteristica principale, hanno una manutenzione praticamente inesistente: basta un semplice lavaggio per ripristinarne aspetto e colore.
SVANTAGGI: Per contro, i prodotto sintetici di tipo plastico tendono a scaldarsi molto sotto al sole per cui potrebbe risultare fastidioso camminarci scalzi, anche se alcuni produttori hanno già provveduto a risolvere il problema con risultati soddisfacenti. I prodotti in fibra vegetale risentono meno di questo problema in quanto è quasi come camminare su una coperta in teak naturale.
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CONCLUSIONE
Sulla scelta quindi del materiale per la coperta è mio parere che le imbarcazioni d’epoca o classiche e di maggior prestigio debbano continuare ad utilizzare il teak naturale.
Per le imbarcazioni più recenti, ho avuto modo di vedere coperte realizzate in teak dello spessore di 6/8 mm, al fine di contenere i costi ed i pesi. Considerando la normale usura del teak, la vita di queste coperte è molto limitata e certamente l’utilizzo di materiali sintetici sarebbe da preferire.
Per tutti gli altri casi bisognerebbe domandarsi: “quanto tempo e risorse desidero impegnare per la manutenzione di una coperta in teak?“… Se la risposta è poco, il mio suggerimento è quello di indirizzarsi verso i materiali sintetici.
In merito ai costi di realizzazione di una coperta non ci sono al momento grosse differenze tra naturale e sintetico e ciò dovuto anche ai diversi metodi e problematiche relative all’applicazione a bordo. Ad ogni modo, come detto in precedenza, i prodotti sintetici sono abbastanza recenti ed il settore è in continuo sviluppo, per cui è lecito pensare che in futuro si potranno abbassare i costi e si potranno avere materiali sempre più simili al teak naturale.
In un periodo di forte evoluzione nell’ambito del design nautico, è ipotizzabile anche una rivoluzione nella realizzazione delle coperte in materiale sintetico con nuove soluzioni estetiche e decorative.
L’ESPERTO
Antonio Salvalaglio
Costruttore Navale abilitato con oltre 30 anni di esperienza nel settore del diporto. Consulenze tecniche e valutative, realizzazione disegni tecnici a richiesta previo rilevamento a bordo ed elaborazione calcoli dimensionali, project management.
CONTATTI: Tel. 348 2208996 – antonio.salvalaglio@gmail.com
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